Malfy Gin intervista Mattia Giust, bartender di Kimeia a Treviso


La Passione per la Mixology: Un Viaggio Personale
Continuano le interviste di Malfy Gin ai bartender di tutta Italia.
In questa intervista Mattia ci racconta il suo percorso e la sua visione del mondo della mixology.
Curios*? Ecco a te l’intervista completa, dove potrai scoprire anche consigli su misura per cimentarsi a casa nella preparazione di cocktail con Malfy Gin.
Come ti sei innamorato del mondo della Mixology? Come hai iniziato la tua carriera come bartender?
Sono sempre stato affascinato dalle atmosfere che si creavano all’interno dei locali e dalla capacità di chi era dietro il banco di creare qualcosa su misura per me. Da qui arriva la mia decisione di lasciare il lavoro che facevo in precedenza per iniziare un percorso all’interno del mondo della mixology.
Inizio il mio percorso facendo cucina, per poi spostarmi dietro il bancone. Questo passaggio iniziale in cucina ha poi segnato il mio modo di vedere la mixology.
Tra forma e contenuto: quanto è importante il mood e l’ambiente del tuo locale nel processo creativo?
Sicuramente molto importante. Tutto da Kimeia ha un filo logico che va dall’arredamento al drink. Penso che per dare un esperienza positiva a 360 gradi al cliente è importante che tutto sia allineato su una linea logica comune. Questo mi porta ad avere un mood semplice, lineare e coerente che si tramuta nella nostra drinklist e nella felicità dei nostri clienti
Anche nel mondo dei cocktail si parla di sostenibilità; ti è mai capitato di assaggiare o di creare un cocktail sostenibile?
Certo! Quando creo nuovi drink spesso parto dal concetto di zero waste. Uno dei drink più buoni che abbia mai fatto partiva dall’idea di utilizzare un limone al 100%. Ho usato la polpa e il succo per un infusione, le bucce per creare una crusta e l’albedo per fare un cordiale. In questo modo un semplice limone mi ha dato molti elementi per andare a costruire il mio drink.
Se potessi fare un solo cocktail per il resto della tua carriera, quale sarebbe? E come mai?
Penso che sia il negroni. È un drink che mi è sempre piaciuto per il suo gusto deciso. Inoltre la sua storia, le mille varianti che si possono fare e il modo in cui viene preparato mi ha sempre affascinato ed è sempre un piacere prepararne uno quando me lo chiedono
Un cliente entra nel tuo locale: al “fai tu”, cosa fai davvero? Segui uno schema?
Si! La parte fondamentale è la comunicazione col cliente. È importante capire al meglio quali sono veramente i suoi gusti e cosa intende quando per esempio ti dice “più acido” o “più dolce”. Spesso in questi casi la soggettività è decisiva. Una volta che ho capito cosa vuole il cliente parto con la creazione del suo drink su misura. Scelgo dei classici e in alcuni casi cambio un po’ le dosi per far si che quel drink sia perfetto per la persona che ho davanti.
Proprio perché il mondo della mixology è in continua evoluzione, come ti tieni aggiornato e dove trovi l’ispirazione per le tue creazioni?
Sicuramente i social sono uno degli elementi che uso di più. Inoltre per quelli che sono i nuovi trend seguo il programma di advocacy SIP. Sono anche grande fan della Difford’s Guide.
Mocktail e Food Pairing: due dei trend che esistono nella mixology. Qual è quello che, secondo te, è qui per restare?
Bella domanda. Sicuramente ad oggi il mondo dei low alcool o dei mocktail sta andando forte. Penso però che il food pairing sia la nuova frontiera di questo lavoro. L’esperienza di convivialità che riesce a creare è incomparabile con tutto il resto. Poter accompagnare i propri clienti lungo un percorso a 360 gradi fa la differenza nella possibilità di esprimere il proprio concetto di mixology o di cucina.
Parlando di Food Pairing: qual è l’abbinamento food-drink più sorprendente che hai sperimentato?
Fu ad una cena a casa di un collega. Tornato dalla Puglia ci preparò delle orecchiette con le cime di rapa affiancate da un french 75 con aggiunta di un gin infuso al peperoncino. Provare per credere era incredibile
C’è un cocktail iconico che avresti voluto inventare tu? E come lo reinterpreteresti usando Malfy Gin?
Sicuramente il Negroni!
Lo reinterpreterei con Malfy Gin con Arancia, magari aggiungendo un bitter alla cannella o vaniglia per darli un gusto ancora più rotondo.
Originale, Con Limone, Con Arancia o Rosa: ne puoi scegliere uno solo. Quale e perché e mixato come?
La versatilità e la possibilità di lavorarlo a mio piacimento fa cadere la mia scelta su Malfy Gin Originale. È perfetto sia per un sour, un fizz o un grande classico a base gin.
Malfy Gin è un omaggio ai sapori italiani. C’è un ricordo o un luogo in Italia che ti ha ispirato nella creazione di un cocktail?
Si, ed è la costiera amalfitana. Tornai da quella vacanza innamorato dai gusti semplici ma pieni di sapore della loro cucina. Nella drinklist successiva ho inserito un drink con gin, limoncello, basilico e un cordiale di pomodorini che mi ricordava molte delle sensazioni vissute. Ancora oggi lo faccio.
Immagina Malfy. E poi descrivilo.
Italianità, glamour, spensieratezza e delicatezza. Per me Malfy Gin è tutto questo.
Un segreto professionale da condividere, soprattutto per chi si cimenta nella creazione di cocktail a casa.
Provare provare e provare! Non abbiate paura di sbagliare, succede anche a me. Se posso dare un piccolo consiglio fate sempre attenzione al bilanciamento tra acidi e parti dolci.