Malfy Gin intervista Antonio Pasquarelli, bartender di Salotto 23 a Sant’Agata de’ Goti

La Passione per la Mixology: Un Viaggio Personale
Continuano le interviste di Malfy Gin ai bartender di tutta Italia.
In questa intervista Antonio ci racconta il suo percorso e la sua visione del mondo della mixology.
Curios*? Ecco a te l’intervista completa, dove potrai scoprire anche consigli su misura per cimentarsi a casa nella preparazione di cocktail con Malfy Gin.

Come ti sei innamorato del mondo della Mixology? Come hai iniziato la tua carriera come bartender?
La passione per la mixology e la carriera da bartender mi accompagna da sempre, non saprei individuare un momento di inizio e non ricordo un periodo della mia vita professionale in cui non ho desiderato essere un bartender professionista ed occuparmi del mondo dei distillati e di tutte le possibili combinazioni di ingredienti e sapori.
Quando ho dovuto scegliere la formazione scolastica non ho però avuto dubbi: ho individuato subito il campo dell’hospitality.
Tra forma e contenuto: quanto è importante il mood e l’ambiente del tuo locale nel processo creativo?
Il locale è una piccola perla del nostro territorio, sia per l’ambiente che per l’atmosfera che si respira.
Nel processo creativo l’ispirazione che si può cogliere dall’ambiente che ci circonda è fondamentale, e quindi sì: il mood e l’ambiente del locale in cui lavoro giocano un ruolo importante quando creo una nuova ricetta o rivisito un classico.
Anche nel mondo dei cocktail si parla di sostenibilità; ti è mai capitato di assaggiare o di creare un cocktail sostenibile?
Ho recentemente lavorato su un progetto legato al tema della sostenibilità, nel senso di utilizzo di risorse potenzialmente alternative che possano aiutare a preservare l’ambiente dall’attuale sfruttamento.
In generale, comunque, la mia attenzione alla sostenibilità si declina in due forme: la prima, l’utilizzo di ogni singola parte degli ingredienti che uso, di modo da ridurre al minimo lo spreco (e, perché no, stimolare la creatività); la seconda è quella di puntare alla semplicità e al ridotto numero di ingredienti, poiché sono convinto che in questo modo si riducano gli sprechi e si offra al cliente un’esperienza più autentica che lo aiuti a comprendere bene quello che beve.
Se potessi fare un solo cocktail per il resto della tua carriera, quale sarebbe? E come mai?
Senza dubbio, se potessi scegliere un cocktail solo da fare per il resto della carriera questo sarebbe il margarita, in tutte le sue possibili declinazioni e forme. Sono infatti un grande appassionato dell’agave e della cultura messicana che ne è alla base.
Un cliente entra nel tuo locale: al “fai tu”, cosa fai davvero? Segui uno schema?
Ci sono due risposte a seconda che a fare la domanda sia un cliente abituale o uno nuovo.
Nel primo caso cerco con qualche breve domanda di capire qual è il mood della persona, e poiché ne conosco già i gusti creo qualcosa di conseguenza.
Se invece il “fai tu” proviene da un nuovo cliente, cerco innanzitutto con poche semplici domande di capire che preferenze di gusto abbia, individuando un distillato di base anche a seconda del momento della giornata o della serata; individuato il distillato di base, procedo con una proposta creativa.
Proprio perché il mondo della mixology è in continua evoluzione, come ti tieni aggiornato e dove trovi l’ispirazione per le tue creazioni?
La prima fonte di ispirazione è la soddisfazione che posso dare al cliente, specialmente oggi che i clienti sono sempre più preparati ed esigenti sul cosa bere.
In più, la partecipazione ai contest offre sempre il giusto stimolo all’aggiornamento a all’ispirazione per nuove creazioni.
Mocktail e Food Pairing: due dei trend che esistono nella mixology. Qual è quello che, secondo te, è qui per restare?
Il food pairing, con il giusto studio alla base, crea di certo il giusto coinvolgimento della clientela e quindi ha la giusta potenzialità per raggiungere sempre più persone e per creare con il cliente un rapporto di reciproco scambio e arricchimento.
Parlando di Food Pairing: qual è l’abbinamento food-drink più sorprendente che hai sperimentato?
Non ho ancora provato nulla di talmente nuovo da lasciarmi sbalordito. Ritengo anzi che si possa ancora osare molto in questo campo, ma che ci sia della timidezza, forse proprio perché il rapporto con il cliente si sta costruendo.
C’è un cocktail iconico che avresti voluto inventare tu? E come lo reinterpreteresti usando Malfy Gin?
Essendo appassionato di agave, il cocktail che avrei voluto inventare io è il Paloma, sul quale ho lavorato per creare un twist utilizzando Malfy Gin Rosa.
Originale, Con Limone, Con Arancia o Rosa: ne puoi scegliere uno solo. Quale e perché e mixato come?
La mia scelta cade sul Malfy Gin Rosa, che oltre ad usare per il mio Paloma rivistato, trovo molto versatile e ideale anche da bere come semplice gin tonic.
Malfy Gin è un omaggio ai sapori italiani. C’è un ricordo o un luogo in Italia che ti ha ispirato nella creazione di un cocktail?
Ho lavorato ad un progetto di drink la cui idea è nata durante una breve vacanza a Sorrento e che ho voluto dedicare ai sapori di quella terra e alla figura unica di Pulcinella.
Immagina Malfy. E poi descrivilo.
Per me Malfy è italianità, sapori autentici e decisamente meridionali e mediterranei.
Un segreto professionale da condividere, soprattutto per chi si cimenta nella creazione di cocktail a casa
Bevi responsabilmente anche a casa!