Malfy Gin intervista Carlo Elia, headbartender di Tacito a Roma


La Passione per la Mixology: Un Viaggio Personale
Continuano le interviste di Malfy Gin ai bartender di tutta Italia.
In questa intervista Carlo ci racconta il suo percorso e la sua visione del mondo della mixology.
Curios*? Ecco a te l’intervista completa, dove potrai scoprire anche consigli su misura per cimentarsi a casa nella preparazione di cocktail con Malfy Gin.
Come ti sei innamorato del mondo della Mixology? Come hai iniziato la tua carriera come bartender?
15 anni fa lavoravo in un locale a Roma, si chiamava IRA, in quel periodo lavoravo in sala e proprio in quelle serate conobbi un bartender molto bravo. Rimasi incantato dalle sue movenze di flair e come se non bastasse i suoi drink erano veramente buoni. Così dalla mia semplice curiosità ebbe la mia totale attenzione. Gli chiesi di insegnarmi qualcosa di inerente al bar, ma sapevo che non sarebbe bastato; per questo andai ad una scuola di formazione dedicata al settore Ho.Re.Ca.
Finito il primo corso ne feci altri 8, e poi master e seminari, insomma tutto quello che serviva per raggiungere gli alti livelli, incluso essere il bar manager di Tacito.
Tra forma e contenuto: quanto è importante il mood e l’ambiente del tuo locale nel processo creativo?
È risaputo che essere in sintonia con tutto ciò che ti circonda è fondamentale nel processo creativo.
Ci saranno ovviamente giornate negative, dove il mood sarà al minimo rendendo difficile pensare ad un drink. Ma quando i pianeti si allineano diventa tutto molto più chiaro e divertente: per me creare un drink è la cosa più semplice e naturale che possa fare.
Anche nel mondo dei cocktail si parla di sostenibilità; ti è mai capitato di assaggiare o di creare un cocktail sostenibile?
Si usa tantissimo questa parola oggigiorno, e bisogna essere sempre al passo con tutto ciò che succede nel mondo perciò abbraccio con piacere questo argomento. Dove è possibile cerco di recuperare ogni grammo di materia prima che utilizzo per le preparazioni.
Prendo spunto dai migliori, come i ragazzi di Paradiso, dove mi è capitato di assaggiare dei drink zero waste.
Se potessi fare un solo cocktail per il resto della tua carriera, quale sarebbe? E come mai?
Il margarita credo sia la risposta giusta. Va al di la del semplice gusto, è quello che evoca a farmelo apprezzare: spiagge assolate, tramonti, una piacevole compagnia. Ogni volta che ne bevo uno mi sento come se fossi in un luogo speciale, lontano dalle preoccupazioni e dalla frenesia del quotidiano.
Un cliente entra nel tuo locale: al “fai tu”, cosa fai davvero? Segui uno schema?
Quando un cliente entra e mi dice “fai tu” mi piace pensare di poter creare un’esperienza unica e personalizzata per lui. Ecco cosa faccio: osservo il cliente, cerco di entrare in empatia, anche il linguaggio del corpo dice tante cose. Chiedo sempre se ci sono allergie o intolleranze, e se ci sono cose che NON gli piacciono. Tutto quello che succede dopo diventa naturale come se un sarto seguisse le linee del tuo corpo per fare un vestito che avvolga perfettamente tutte le forme del tuo corpo, nel caso di un cocktail deve prendere tutte le tue papille gustative e farle danzare.
Proprio perché il mondo della mixology è in continua evoluzione, come ti tieni aggiornato e dove trovi l’ispirazione per le tue creazioni?
Instagram è una fonte di ispirazione molto potente. Quando si innesca l’algoritmo giusto trovare spunti è semplice, poi trovare un drink con una estetica pazzesca o trovare una tecnica mai provata, insomma puoi trovare di tutto. Bisogna solo saperlo usare. Chiaramente non mancano masterclass o seminari e perché no i tanto amati libri.
Mocktail e Food Pairing: due dei trend che esistono nella mixology. Qual è quello che, secondo te, è qui per restare?
Il mondo dei mocktail è un mondo in continua evoluzione: c’è sempre più richiesta sia per il periodo storico e politico, con i vari decreti per il tasso alcolemico per chi guida, sia perché gli stili di vita cambiano e si pensa molto anche alla parte healty. Personalmente la vedo comunque come una meteora. Mi intriga di più il food pairing perchè parliamoci chiaro, ad una cena chiunque cerca di bere una cosa che si possa abbinare bene a quello che sta mangiando. È una sfida continua e anche un modo per poter indottrinare il cliente a fare una cosa che non hai mai fatto, o che magari faceva male.
Parlando di Food Pairing: qual è l’abbinamento food-drink più sorprendente che hai sperimentato?
Vi sorprenderò, ma il mio pairing preferito non ha niente a che vedere con i cocktail.
L’abbinamento che ha sempre scatenato discussioni ma anche forti sensazioni è la pizza bianca con la “mortazza” e un bel bicchiere di bollicina. Non vi dico nient’altro. Provatelo!
C’è un cocktail iconico che avresti voluto inventare tu? E come lo reinterpreteresti usando Malfy Gin?
Il Paloma!
Lo reinterpreterei utilizzando il Malfy Gin originale al posto della tequila e poi proseguirei con la ricetta classica. Credo anche che un bel ciuffetto di basilico come garnish (rispetto alla solita fetta di pompelmo rosa) possa enfatizzare ancora di più gli aromi e i profumi di questo drink fantastico!
Originale, Con Limone, Con Arancia o Rosa: ne puoi scegliere uno solo. Quale e perché e mixato come?
Malfy Gin rosa!
Il motivo è semplice, lo uso in uno dei miei drink più bevuti al Tacito: il MARE FUORI.
Eccovi la ricetta: Marlfy gin rosa, limoncello, bitter italiano, sciroppo home made alla pesca e rosa, succo di limone e yougurt all’albicocca. Quest’ultimo ingrediente lo uso per chiarificare il drink, ovvero rimuovere le particelle solide in sospensione per ottenere un liquido più limpido e trasparente.
Malfy Gin è un omaggio ai sapori italiani. C’è un ricordo o un luogo in Italia che ti ha ispirato nella creazione di un cocktail?
Sicuramente la costiera amalfitana. È proprio a questo luogo di infinita bellezza e fascino che ho preso spunto per realizzare il drink Mare Fuori.
Immagina Malfy. E poi descrivilo.
Se penso a Malfy Gin la mia immaginazione alla J.D. (scrubs) mi riporta subito ad una stupenda giornata di mare. Vedo colori accesi, profumi inebrianti, risate. È come se tutto fosse amplificato.
Un segreto professionale da condividere, soprattutto per chi si cimenta nella creazione di cocktail a casa
Seguite le vostre sensazioni. Non ci sono schemi o segreti. Picasso non credo seguisse qualche schema! Questo è un lavoro fatto di gioia e passione, c’è da prendere qualcosa che hai dentro e trovare il giusto modo di esprimerla, di tirarla fuori. Sperimentate e uscite dalla vostra zona di confort. Al di fuori di questa zona ci sono mondi da esplorare. E credetemi, sono meravigliosi!